Speciale 2024 - Come ti cambio un Cyberetropunk

Si è appena chiuso l'anno peggiore della mia vita. 

Tempo di bilanci? No grazie, e poi sono già di mio un segno Bilancia quindi modestamente ho questa cosa già scritta nelle stelle. E lo dico io per attitudine, non quel cialtrone di Paolo 'Volpe' (alias Fox, mai cognome fu più azzecato), colui che disse che il 2020 sarebbe stato un anno fantastico per gli spostamenti e altre cose che col senno di poi si sarebbero rivelate parecchio sadiche. Comunque non credo all'oroscopo, al massimo ne tollero l'esistenza perché esistono I Cavalieri dello Zodiaco, appunto.

Dicembre è il mese con cui si fanno i conti di tutto ciò che si è vissuto lungo quell'anno. Un anno nero come la pece, iniziato malissimo già a partire dal 1° gennaio con un febbrone che si rivelò poi una forma bella tosta del virus che rese il 2020 appunto un anno splendido, proseguito poi con numerose umiliazioni personali, diversi crolli psicologici dovuti alla disoccupazione, un'auto rubata poi ritrovata funzionante ma zoppa, una disoccupazione continua con annessi zero o pochi soldi, un numero pressochè infinito di colloqui di lavoro inconcludenti se non proprio truffaldini, diversi progetti personali importantissimi sgretolati, dei lavori di riparazione della casa che in realtà non hanno riparato un cazzo di niente pertanto il problema mi resta sul culo pure avendo pagato i lavori, due amici venuti a mancare a causa di quelli che sembravano 'semplici malori passeggeri' e soprattutto mia madre, venuta acnh'essa a mancare...e oggi gestisco mio padre in casa quando si deprime e non ce la fa moralmente. Cioè, io stavo come stavo e avrei dovuto tirarlo sù io...?! Beh, ci si provava.

Gran finale quest'ultima cosa, come una ciliegina marcia sullo strato di panna ammuffita di una torta al sapore di feci tossiche. Le sfighe insomma, quando vengono arrivano sempre in combo come se tu fossi l'avversario pestato in Tekken. Rigorosamente il giocatore che perde di brutto contro la CPU impazzita. 

L'anno passato è parso essere la sublimazione finale di anni e anni di ansie e paure, e posso giurare su quanto mi è rimasto di più caro che lo scorso mese la mia psiche era sempre più simile a quella di uno zombie vittima degli esperimenti della Umbrella Corporation. Nulla, tutto perso...avevo perso passione in tutto. Ecco perché durante il mese di Dicembre, Feste comprese (dove ha giocato a sfavore anche il fattore impegni e tempo libero), non avete trovato nulla pubblicato qui sopra. Ero talmente distrutto a livello psicologico che credo di aver persino considerato l'atto estremo un paio di volte, perché non sapevo più cosa farmene della mia vita e l'arrivo del Natale e dintoni, che da sempre odio non sapete quanto, stava rendendo la mia psiche ancora più prossima al punto del crollo definitivo...

Chiama mia zia a casa una mattina a sorpresa. Il 22 Dicembre di colpo mi attendeva un viaggio nella mia terra madre, il Salento: siamo stati invitati da loro per trascorrere il Natale. 

Se da un lato ero lieto di non trascorrerlo più in solitudine dopo un anno così pessimo e una volontà ormai sempre più risicata, dall'altra temevo per dover essere costretto ad assistere alle realizzazioni di amici e parenti che non vedevo da anni che sicuramente, almeno in apparenza stanno tutti meglio di te. Ovvio, in apparenza. Ma quando uno è alla fine della sua sanità mentale non distingue certe cose, non vede più differenza fra il videogioco e la vita reale, fra la realtà virtuale e quella tangibile. Te sei il giocatore di una partita a Ghosts 'n Goblins che sai sicuramente come andrà a finire: se non perdi, allora sicuamente finirai condannato a sopportare infinite frustrazioni finché non esplodi. Nel mentre, ho cercato di mantenere un cervello lucido atto a non dimostrare ad amici e parenti come essenzialmente ormai il cervello di questo amante del vintage fosse inevitabilmente a pezzi, come una partita a Tetris dove nessuna linea di tetramini potrà mai essere completata avvicinandoti sempre più così all'ormai inesorabile Game Over.

Quest'anno mi sono caricato la testa sulle spalle più volte di quanto avrei potuto mai immaginare, e non è affatto una cazzo di frase fatta. Mi sento come se, più che un gatto con le sue sette vite, fossi stato un protagonista di qualche videogioco Arcade dove qualcuno ogni volta inseriva furiosamente il gettone onde evitare che il countdown si azzerasse. E vi assicuro che sono state ben più di sette vite, con relativi gettoni. Una roba dove io ero sia il giocatore che il protagonista del gioco, non so se mi spiego. Uno stress totale dove lotti per restare vivo, ma vivo sul serio mentre perdi in continuazione.

Giunto nel mio fidato paesino del leccese da cui mancavo seriamente da innumerevoli anni ormai, mi sono messo a girare fra quelle che in tempi di infanzia e soprattutto adolescenza (anche oltre, fino a ben oltre i miei 20 anni diciamo) erano le strade che usavo percorrere per recarmi ora a fare la spesa per mia nonna, ora per comprare una rivista, ora per arrivare alle giostre di paese o andare a casa del cugino per giocare all'allora "nuova PlayStation". Ho visto un cambiamento a metà spiazzante: ho rivisto soprattutto quelle antiche porte di legno dei bar della piazza principale dove un tempo sorgevano le vecchie sale giochi paesane dove ho potuto amare Neo Turf Master, Metal Slug e molto altro, ripensando così agli spensierati pomeriggi estivi (o invernali anche) di un tempo dove l'unica preoccupazione del tuo vivere quotidiano era il dover raggiungere la buca usando meno colpi possibili del giorno precedente. Ammesso che ci riuscivi.

Per pura coincidenza mi sono potuto persino recare nella località balneare dove un tempo, negli anni '90, nella piazza centrale tutta luci e colori vi era una mostruosa Sala Giochi sotto un gigantesco tendone dove col cugino (ma anche senza) eravamo soliti recarci per sperperare migliaia, migliaia e ancora migliaia di lire in gettoni ai vari Karnov's Revenge, Kizuna Encounter e soprattutto Tekken, con quel mostruoso cabinato gigante che andava a due gettoni anzichè uno: ovviamente la prima volta in assoluto scelsi King, perché assomigliava a l'Uomo Tigre. 

Ho vissuto praticamente la nostalgia a occhi aperti. La zona del mio paese dove un tempo sorgevano le giostre oggi è stata sostituita da una discreta villetta con parco giochi, mentre la boscosa villa verso il Santuario è stata totalmente cambiata in una struttura moderna in pietra leccese e priva di alberi. 

Dietro tutto ciò, notavo un piccolo paese che si sforzava di cambiare ma forse senza successo, ed è proprio questa sua staticità la sua bellezza. Lo è sempre stata. 

L'ho capito solo dopo alcuni giorni di infinite passeggiate, poi ho cercato di applicare ciò alla mia vita. Io sono come quel paese che si sforza di cambiare ma che, alla fine, resta inevitabilmente sè stesso. Ha i suoi pregi, forse pochi, e i suoi tanti difetti, ma esiste solo per quei pochi che sanno apprezzare le sue vie antiche come la sua personalità non facile. Proprio pochi giorni prima di recarmi in quel paese per il Natale stavo pensando di chiudere il blog, di smetterla con il Retrogaming e la musica, di vendere tutto, di ricostruirmi da zero senza sapere però dove davvero cazzo sbattere poi la testa in pratica. Intossicavo un me stesso già avvelenato.

Fra le passeggiate in spiaggia e quelle in giardino, sono riuscito nuovamente a curarmi in parte le ferite. Ero in uno stato terribile e l'ho già detto, ma il fatto è che mi sentivo totalmente sbagliato...o meglio il dolore e l'impotenza applicati alla sempre prepotente volontà generano frustrazione, e l'eccesso di frustrazione genera confusione e disperazione. 

Durante le prime passeggiate mi vedevo un decrepito alla pari di una delle tante case abbandonate o prossime all'abbandono del paesino (purtroppo prossimo all'abbandono di massa se continua così), verso le ultime più come uno spirito paragonabile a quella porzione di cambiamento che rinnovava il giusto perché, se fai troppo allora perdi le radici e snaturi tutto. 

E questo l'ho applicato a me stesso: resterò sempre l'amante sognatore con la testa nel passato ma che guarda questa volta non tanto al futuro dato l'andazzo, quanto al presente. Non guarderò troppo oltre al naso insomma, e cercherò di stare bene mantenendo alcuni equilibri. Non mi accettavo più e ora devo ricostruirmi. Resterò colui che si rilassa nel girare all'interno dei negozi di di giocattoli e fumetti, perché passeggiarci mi comunica un senso di pace e negli ultimi angusti mesi ero addirittura arrivato a vergognarmene. Resterò colui che continua a creare qualsiasi tipo di roba musicale passi per la testa fregandomene ancor' più cosa pensa il pubblico. 

Strafottenza come unico codice di vita, perché oggi solo così sopravvivi al meglio. E' sul serio l'unica reazione possibile contro un presente che stava rischiando di schiacciarmi una volta per tutte e che, per fortuna, ora è passato. E il passato va lasciato dove stava, come le vecchie sale giochi del mio paesino di un tempo oggi sostituite da...dal nulla purtroppo, ma con chi vogliamo prendercela per delle scelte dettate nostro malgrado dal tempo che andando avanti plasma il presente che avanza mutevolmente? Non è colpa mia.

E sul Retrogaming? Beh, qualcosa è cambiato...un po' la vita ora cerco di godermela, senza pensare troppo. Però ora uso molto, ma molto di più gli emulatori stand alone su PC e sto seriamente pensando di comprarmi una delle famose console portatili Anbernic. Soprattutto alla luce del frammentato mondo delle licenze da ora in poi comprerò solo ciò che può davvero farmi la differenza, tipo molto meno Evercade e più robe (con moderazione, dato che costano ben più dindi) come questa cosa grossa qui!

Ecco chi è il Cyberetropunk del 2024: cambierà solo poche cose, quel che serve davvero. 

E sul resto cercherà di pensare il meno possibile. Possono apparire cose molto scontate, ma per certi versi ho davvero vissuto l'inferno oltre che rischiato la sanità mentale, e ora mi sono nuovamente rialzato da solo. Ancora una volta. Le mie non sono le solite stronzate positiviste da social network per poveri disperati qualunque desiderosi di attenzioni virtuali mascherate da chiacchiere di Capodanno no, sono a conti fatti quel che mi è successo. E tornerò a breve con un articolo puramente basato sul Retrogaming, e molti dei prossimi saranno persino in collaborazione con i ragazzacci di Arcade Story! Cose grandi insomma.

Scusate il post di sfogo, ma i blog sono fatti anche per questo. Per fortuna.

A breve, a presto e al meglio.

 

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